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Alle origini della 1a Pl. Dell’indicativo presente in –iamo
Author(s) -
Stanko Škerlj
Publication year - 1971
Publication title -
linguistica
Language(s) - Italian
Resource type - Journals
SCImago Journal Rank - 0.134
H-Index - 1
eISSN - 2350-420X
pISSN - 0024-3922
DOI - 10.4312/linguistica.11.1.3-22
Subject(s) - humanities , art , lingua franca
La questione della 1. a pers. pl. dell'indicakivo presente nell'italiano (e in alcum  dialeltti italiani) è antioa  probabilmente quanto  la  morfologia storica italiana stessa. Dopo che nella III coniugazione latina l'accento sulla terzultima (véndimus) aveva ceduto  alia pressione che Ie altre tre  coniu­ gazioni  (cantámus, habémus, dormímus), unanimi, esercitavano su  di esso (véndimus > vendímus, o piuttosto vendémus), i punti dd. partenza, per la formazione delle forme romanze, erano cantámu, abému  (e vendému), dor­mímu. Infatti, molti dialetti italiani e anche alcuni della Toscana, fino a oggi mostrano esiti foneticamente normali, provenienti direttamente da quelle originarie forme latine; così, a modo d'esempio, Pracchia (provincia di Prato) ha: cantamo, vendemo, dormimo; l'isola d'Elba: passamo, scendemo, venimo; e similmente nelle Marche, nell'Umbria e altrove (cf. Rohlfs, Histor. Gram­ matik der italienischen Sprache  II, § 530). Anche nell'antica lingua  scritta di molte regioni della stessa Toscana, cosi nei testi antichi di Pisa e di Lucca, Ie forme »regolari«  non sono  rare; e distinguono le tre forme Guittone e Ristoro d'Arezzo. - Invece la desinenza in -iamo prevale, soprattutto nella I e nella IV coniugazd.one, in altrd. testi  toscand. fin dal Duecento; a poco apoco, rna abbastanza presrto, essa si è insediata, come desinenza unica della 1. a pl. di tutte Ie ooniugazioni - anche di quella in -ere, la più resistente - nella lingua latteraria.

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