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Studio descrittivo delle evidenze neuropsicologiche in un gruppo di pazienti HIV positivi afferenti al reparto malattie infettive dell’ospedale di Alessandria
Author(s) -
Giovanni Amendola,
S. Caprioglio,
Eugenio Mantia,
Sydney Spagna,
Milena Zoppi,
S. Mombello,
Giovanni Montobbio,
Antonio Pepoli,
Mario Palermo
Publication year - 2012
Publication title -
working paper of public health
Language(s) - Italian
Resource type - Journals
ISSN - 2279-9761
DOI - 10.4081/wpph.2012.6785
Subject(s) - humanities , physics , psychology , art
Obiettivi: Le ormai note complicanze neurologiche nell’infezione da HIV comportano la necessità di introdurre la figura del neuropsicologo nel team dedicato, con l’obiettivo iniziale di definire un modello di presa in carico per l’utenza e descriverne le caratteristiche e i bisogni rilevati. Metodologia: data la particolare caratterizzazione sottocorticale del danno neuro-cognitivo secondario a HIV, che interessa in modo trasversale un po’ tutti i sistemi neurocognitivi, è stato necessario ricorrere, sul campione iniziale che qui descriviamo, composto da 31 pazienti, ad un’ampia batteria di prove neuropsicologiche, in linea con i protocolli internazionali, completata da un questionario di valutazione dell’umore (Beck Depression Inventory) e un’intervista sulla tipologia, qualità e livelli di soddisfazione all’interno dei principali legami di appartenenza. Risultati: i dati fino oggi raccolti hanno mostrato specifiche difficoltà a livello di funzioni esecutive. Alcuni indici di confronto, che dovranno essere sottoposti a successive conferme e più fini analisi, sono risultati suggestivi per la possibilità di individuare e selezionare, tra quelli comunemente usati in questo campo, alcuni paradigmi neuropsicologici dotati della più alta validità di costrutto e di specificità predittiva. Conclusioni: le azioni neuropsicologiche sembrano poter rappresentare, oltre ché un fattore preventivo per i pazienti con HIV, una verifica ed eventuale adeguamento dei livelli di aderenza alle terapie, utile al fine di ottimizzare le risorse. Garantiscono inoltre, grazie all’offerta di un possibile “contenitore” dato dallo specialista, di ridurre il gravoso carico emotivo della malattia.

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