
Da dove vengono, cosa significano e come si usano sfiga, sfigato e (che) figo/fico
Author(s) -
Michele Loporcaro
Publication year - 2020
Publication title -
italiano digitale
Language(s) - Italian
Resource type - Journals
ISSN - 2532-9006
DOI - 10.35948/2532-9006/2020.3276
Subject(s) - humanities , philosophy
Un lettore pone un quesito mettendo insieme alcune parole apparentemente tutte connesse: “Mi chiedo perché la parola fico/figo indicante normalmente il frutto dell’albero omonimo (e le grazie femminili se il sostantivo è al femminile […]) abbia assunto la connotazione gergal-giovanile di ‘bello, ganzo, sorprendente’. Come ci si è arrivati? E come si è arrivati ad usare la medesima parola per descrivere un/a bello/a ragazzo/a? E per quanto riguarda la parola sfiga invece?”. Su quest’ultimo termine chiedono spiegazioni anche una lettrice e un altro lettore che ipotizzano una possibile correlazione con il termine gergale fica e/o figa. Su quest’ultimo termine chiedono spiegazioni anche una lettrice (“Vorrei sapere come e da che cosa è nata la parola sfiga, se ha qualche correlazione con il termine gergale fica o figa e se è una parola maschilista”) e, con formulazione sintomaticamente diversa (che qui non riteniamo opportuno riportare per esteso), un altro lettore, il quale chiede se sia “iellato chi non dispone” liberamente del denotato del termine di cui sopra.