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«Se il savio uomo debba prender moglie». Boccaccio e la questione matrimoniale nel XIV e XV secolo
Author(s) -
Marcello Sabbatino
Publication year - 2020
Publication title -
quaderni d'italianistica
Language(s) - Italian
Resource type - Journals
eISSN - 2293-7382
pISSN - 0226-8043
DOI - 10.33137/q.i..v40i1.34151
Subject(s) - humanities , art
La contesa tra Venere celeste e Venere terrena, tra l’amore onesto e coniugale, che regola la comunità, e l’amore dilettevole e extraconiugale, che è fonte inesauribile di valore guerriero e di virtù cavalleresche nella società cortese, affascina il Boccaccio durante il soggiorno nella Napoli angioina. Se nel Filostrato celebra il trionfo dell’amore per diletto e nel Filocolo concilia il diletto con l’amore onesto, nel Teseida invece rappresenta le tensioni dell’eroina romanza sempre in bilico tra le due Veneri. Nel periodo napoletano Boccaccio trascrive due frammenti di polemica antimatrimoniale nello Zibaldone Laurenziano XXIX 8. Il primo è estratto dall’Adversus Jovinianum, nel quale Gerolamo cita un passo del De nuptiis di Teofrasto per affermare che il sapiente deve stare lontano dalle noie del matrimonio per dedicarsi totalmente agli studi. Il secondo, prelevato dalla Dissuasio di pseudo-Valerio, contiene rassegne di mogli pericolose e di mariti che soccombono alla loro malvagità, con l’obiettivo di rafforzare l’esortazione finale a non sposare Venere ma Pallade. All’archivio dello Zibaldone Boccaccio ritorna più volte, in particolare nelle opere postdecameroniane del periodo fiorentino (Corbaccio, Trattatello in laude di Dante, Esposizioni sopra la Comedia), quando sulle orme di Dante e sotto il magistero di Petrarca si congeda definitivamente dalla letteratura amorosa mezzana per dedicarsi alla letteratura elevata e agli studi teologici e filosofici. Lungo il Trecento e il Quattrocento, nel frequente riaccendersi in Europa del dibattito sul matrimonio, Geoffrey Chaucer, Leonardo Bruni, Leon Battista Alberti, Francesco e Ermolao Barbaro rimettono in gioco Teofrasto e pseudo-Valerio con la mediazione del Boccaccio.

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