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Il successo della messinscena Inferno. A book of the soul dello slovacco Tomaž Pandur al Thalia-Theater 2001 testimonia dell’attualità della Divina Commedia. In una prima parte, l’articolo accenna alla ricezione produttiva (intra- e intertestuale) del testo dantesco negli ultimi anni (tra l’altro le illustrazioni di Miguel Barcelò e l’evento musicale curato dal Monsignor Marco Frisina in collaborazione con il Vaticano). In secondo luogo cerca di chiarire il procedimento metodologico dalla trasposizione mediale dall’epopea trecentesca alla messinscena teatrale attuale. La terza parte si concentra sull’analisi dell’adattamento teatrale di Pandur. Seguendo ciò che ormai costituisce una tradizione della ricezione novecentesca (Peter Weiss oppure Primo Levi), Pandur reinterpreta il testo di Dante per mettere in luce l’impossibilità di raccontare l’orrore della guerra balcanica. La presenza del testo, sul palcoscenico, passa certo in secondo piano rispetto all’espressività fisica, acrobatica e musicale; inoltre, il finale non fa più scorgere, come nella Commedia, la luce, ma un caos totale. Malgrado qualche gioco postmoderno con gli elementi danteschi, l’opera teatrale rimane però fondamentalmente umanista, dimostrando come l’umanità si salvi attraverso la memoria culturale.

»Wer ist Dante?« Zu Tomaž Pandurs Dante- Inszenierung Inferno. A book of the soul am Hamburger Thalia-Theater (2001)